IL MOBBING SUL LAVORO

Il mobbing sul lavoro


Spesso sul posto di lavoro gli ultimi arrivati subiscono atteggiamenti sprezzanti ed offensivi da colleghi

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Il mobbing sul posto di lavoro è certamente la tipologia piu’ diffusa. Consiste in continue turbative da parte del datore di lavoro e/o dei colleghi con diversi metodi di violenza psicologica o addirittura fisica. Ad esempio: dequalificazione della prestazione di lavoro a compiti banali rispetto al profilo professionale posseduto (quale fare fotocopie, ricevere telefonate, vari compiti demansionanti privi di capacità decisionale ed organizzativa) ripetuti trasferimenti ingiustificati; esclusione reiterata del lavoratore rispetto alle iniziative formative, di riqualificazione ed aggiornamento professionale; eccessive forme di controllo sull’operato, al punto da rendere umiliante il prosieguo del lavoro.

È quindi chiaro che il mobbing sul profilo professionale non è una malattia ma un termine per indicare la complessiva attività ostile posta in essere solitamente da un datore di lavoro (pubblico o privato, da solo o in combutta) per demansionare il lavoratore, isolarlo ed obbligarlo al trasferimento o alle dimissioni.

Per accertare un effettivo danno da mobbing bisogna effettuare una valutazione unitaria degli episodi denunciati dal lavoratore, i quali raggiungono la soglia del mobbing qualora assumano le caratteristiche di una persecuzione, per la loro sistematicità e la durata dell’azione nel tempo.

Infatti, gli atti posti in essere possono risultare, se esaminati singolarmente, anche leciti, legittimi o irrilevanti dal punto di vista giuridico. Tuttavia nel loro insieme assumono rilievo se protratti nel tempo fino a causare nella vittima disturbi psichici di vario tipo, complessivamente indicati come sindrome da stress.
In effetti, indipendentemente dal tipo di azioni lesive che si commettono, deve essere valutata la situazione lesiva nel suo complesso, che porta ad alterare la condizione psico-fisica del lavoratore.

Ma come difendersi da atteggiamenti così ostili?

In primo luogo, è importante parlarne con parenti ed amici in modo da tutelare la propria incolumità psico-fisica, evitando così che sfoci in una malattia depressiva vera e propria.

In secondo luogo, è necessario rendere pubblici tra i colleghi di lavoro tali atti offensivi, in modo da sentirsi appoggiati nel far valere le proprie ragioni.

Infine, se vi sono i presupposti, intentare una azione giudiziaria che possa dar fine al pregiudizio subito nel tempo.

Quando poi, in sede legale, si accerta di essere in presenza di un fenomeno di mobbing, la vittima può richiedere un risarcimento dei danni morali, biologici e di tutti gli altri danni riconducibili agli episodi di mobbing.

È utile precisare, però, che i comportamenti lesivi devono essere sufficientemente provati dalla vittima per avere un fondamento in sede giudiziale. Infatti, sarà la vittima del mobbing a dover provare di aver subito maltrattamenti reiterati nel tempo, oltre a provare, se si soffre di determinate patologie, che queste siano state causate dagli atteggiamenti del datore di lavoro o del collega.

In altre parole, il mobbing è un fenomeno difficile da provare, anche perché spesso si subisce in maniera subdola. Pertanto, un consiglio a tutti coloro che subiscono maltrattamenti sul posto di lavoro, è di neutralizzare il problema sin dall’inizio, prima che sfoci in una malattia vera e propria che possa comportare anche una difficile prova del danno subito.

(Avvocato Mariangela Basile)

IL MOBBING SUL LAVOROultima modifica: 2008-06-27T15:14:39+02:00da ggiurata
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