http://www.laspia.it/
Ancora un provvedimento antimafia a bloccare una società di vigilanza privata. Stavolta è il prefetto di Roma ad emetteva un’interdittiva per infiltrazione mafiosa, nei confronti dell’azienda Metronotte Città di Roma. La Guardia di Finanza era già intervenuta lo scorso febbraio, eseguendo, su ordine della Procura di Roma, le perquisizioni nella sede amministrativa di Guidonia e nelle abitazioni dei nuovi e vecchi amministratori della società. Tra questi, anche Fabrizio Montali, condannato a 18 mesi di reclusione per usura nel mese di novembre 2013 e in primo grado. Tra i capi di imputazione contestati, anche il riciclaggio di denaro e l’intestazione fittizia di beni. Nel medesimo processo, come imputato, figura addirittura Enrico Nicoletti, ex tesoriere della banda della Magliana. Anche in questo caso, per dribblare le insufficienti norme antimafia in materia, Montali era uscito dalla compagine aziendale.
-
Aprile 2010, un’interdittiva antimafia alla società di vigilanza del Consiglio regionale della Campania. Il Prefetto di Napoli emette il provvedimento poiché: “Nei confronti delle aziende riferibili ai fratelli Buglione sussistono concreti, univoci elementi di permeabilità e contiguità con la criminalità organizzata e che rilevano, comunque, l’inconfutabile sussistenza nei confronti delle aziende agli stessi riferibili, dei tentativi di infiltrazione mafiosa”.
-
Giugno 2013, i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Cosenza arrestano 23 ‘ndranghetosi. Dall’indagine emergono interessi della cosca, guidata da Nicola Acri e Salvatore Morfò, sempre in merito a questioni di vigilanza privata.
-
Dicembre 2013, i carabinieri del comando provinciale di Livorno, nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli contro il clan della camorra Belforte, danno esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Carlo Chiaese, nato a Marcianise, del ’65, ma residente a Cecina e proprietario fittizio della società di vigilanza “Fedelpol s.r.l.” . I carabinieri procedono anche al sequestro dei beni della “Fedelpol s.r.l.”, in particolare di 5 conti correnti e 4 automezzi. Sempre a Livorno gli stessi militari sequestrano anche beni intestati alla “Silpress Vigilanza s.r.l.”, con titolare Domenico Di Carluccio, di Marcianise del 1965. Sarà arrestato a Caserta.
-
Gennaio 2014, i carabinieri di Aversa (CE) fermano 12 persone in odor di camorra nell’ambito dei Di Cicco. Da indagini coordinate dalla DDA di Napoli, imponevano ai commercianti di Lusciano (CE) i servizi di una società di vigilanza a loro vicina.
-
Gennaio 2014, la Presidente Boldrini chiede la desecretazione degli atti relativi al ruolo di importanti imprenditori della Vigilanza Privata nel traffico dei rifiuti tossici, ritenuti in odor di complicità con la criminalità organizzata.
-
Febbraio 2014, sedici arresti, otto ai domiciliari, con un provvedimento notificato a un indagato già detenuto e altre 27 persone denunciate in stato di libertà. E’ il bilancio dell’operazione ‘Prato verde’ della Dia di Catania, che disarticola una frangia del clan dei Cappello, eseguendo 25 arresti tra la Sicilia, la Lombardia, la Sicilia e la Germania. Tra gli affari al centro dell’inchiesta, oltre al solito spaccio di droga, il ‘guardianiaggio’ di terreni imposto con metodi mafiosi agli agricoltori della Piana di Catania, tramite il quale la cosca controllava il territorio in questione.
-
Aprile 2014, la Guardia di Finanza arresta il prefetto di Benevento, Ennio Blasco, a seguito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Avellino per presunti episodi di corruzione relativi a certificazioni antimafia rilasciate a imprese di vigilanza privata facenti capo ai fratelli Carmine e Carlo Buglione, nel periodo tra il 2009 e il 2011 (vedasi notizia dell”aprile 2010). Il prefetto Blasco, per favorire le imprese di vigilanza privata dei suddetti Buglione avrebbe in ipotesi accettato gioielli, viaggi, un’auto con autista per i suoi spostamenti e perfino il pagamento di spese di lavanderia.
-
Luglio 2014, secondo indagini della Dda di Napoli, l’ex direttore del Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta, Antonio Scialdone, durante la campagna elettorale per le amministrative comunali di Vitulazio del giugno 2009, avrebbe promesso a Maurizio Fusco, considerato referente di zona del clan dei casalesi, in quota Schiavone, l’assunzione di alcuni familiari in società di vigilanza privata e in società operanti nel settore della gestione dei rifiuti.