RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA :

Università degli Studi di Milano

Sezione di Psicologia – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Facoltà di Medicina

 

Comunicato stampa

 

SUICIDI E OMICIDI NELLE GUARDIE GIURATE

 

1 luglio 2009. Tragedia a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Una guardia giurata ha ucciso la moglie soffocandola con il cellophane e poi si è sparato al termine dell’ennesima lite.

Notizie come questa sono lette troppe volte nella cronaca.

Periodici episodi di violenza, compiuti per un presunto effetto di disturbi psichici da persone regolarmente autorizzate alla detenzione e al porto di armi da fuoco, pongono il problema di disporre adeguati controlli preventivi nella popolazione generale e in particolare nelle diverse categorie di utilizzatori professionali di armi. In particolare il ricorso a personale armato, appartenente a società private, per la tutela della sicurezza di beni e persone, è un fenomeno in crescita nelle nazioni industrializzate.

Benché esistano approfonditi studi epidemiologici su alcune popolazioni a lungo sono state carenti le ricerche sulla specifica situazione italiana e mancano del tutto dati rispetto alle “guardie particolari giurate” (GPG), personale che svolge attività di vigilanza armata e custodia su beni, con autorizzazione del prefetto.

Recentemente è stato pubblicato uno studio che affronta scientificamente l’argomento;

Carlo Alfredo Clerici, Roberto Invernizzi, Laura Veneroni, Angelo de’Micheli. Suicidi e omicidi con l’arma di ordinanza. Analisi della casistica nelle guardie particolari giurate in Italia. G Ital Med Lav Ergon 2009;31:1 (10-15), Suppl A, Psicol.

 

Nello studio sono stati raccolti dati sull’incidenza di suicidi e omicidi nelle guardie giurate dal 1996 al 2006 ed è stato eseguito un confronto con la popolazione italiana generale e adattata per età.

 

L’incidenza media annuale dei suicidi con armi da fuoco nelle guardie particolari giurate durante il periodo considerato è stata di 11.7 per 100.000 persone, confrontata con un’incidenza nella popolazione generale di 0.7 suicidi con armi da fuoco per 100.000 persone e di 5.5 suicidi con mezzi diversi da armi da fuoco per 100.000 persone. L’incidenza di omicidi totali nelle guardie giurate durante il periodo è stata di 11.4 per 100.000 persone confrontata con un’incidenza annuale di omicidi nella popolazione italiana di 5.4 per100.000 persone.

In conclusioni l’’incidenza dei suicidi e degli omicidi nella popolazione delle guardie giurate italiane è significativamente più elevata rispetto a quella della popolazione generale. I risultati della ricerca confermano la necessità di un’attenta considerazione del fenomeno dell’abuso di armi e misure preventive specifiche.

 

Suicidi e omicidi con armi legalmente detenute sono riportati spesso con grande clamore dai media e fanno notizia per qualche giorno.

Meno spazio è dato invece alla prevenzione e alle possibilità di controllo della diffusione di questi fenomeni e dell’abuso delle armi. Anche la normativa è sepolta dalla polvere del tempo.

Sul problema dell’abuso di armi da fuoco legali sono ancora scarsi gli studi obiettivi e le indicazioni per una prevenzione efficace ma rispettosa delle diverse istanze, anche di sicurezza della collettività.

Una risposta e un contributo viene dalla ricerca: è il frutto di una collaborazione scientifica interdisciplinare, organizzato da alcuni operatori. Il sito www.ricercawar.com è frutto delle attività di ricerca della Sezione di Psicologia -Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche e della Cattedra di Criminologia Clinica della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano con il contributo di alcuni esperti giuristi esterni.

Il sito é dedicato all’approfondimento di questo argomento, alla documentazione e alla ricerca per la prevenzione.

L’abuso di armi da fuoco ha un’incidenza variabile a seconda delle nazioni, costituendo comunque una primaria causa di morte nei paesi più industrializzati (Organizzazione Mondiale della Sanità,  2000).

La valutazione e la certificazione dell’idoneità a detenere e portare armi è una procedura medica complessa sia per la scarsità di studi empirici su cui fondare i criteri di valutazione, sia per una presunta scarsa formazione specifica dei clinici coinvolti.

Il problema in Italia è rilevante dato che molte persone (4 milioni e 800 mila secondo le stime più recenti) detengono armi o le utilizzano per scopi ricreativi o sportivi (per un totale stimato di 10 – 12 milioni di armi da fuoco).

La verifica dei requisiti è svolta attraverso il rilascio di un certificato anamnestico dal medico di medicina generale e di un successivo certificato di idoneità psicofisica rilasciato da un ufficiale sanitario della A.S.L., un ufficiale medico militare o da un medico della Polizia di Stato. Non esiste ad oggi una formazione specifica dei clinici nei corsi universitari e specialistici. Medici di medicina generale, psichiatri e psicologi psicoterapeuti si trovano a dover gestire situazioni cliniche di pazienti potenzialmente a rischio di azioni suicidarie o omicidarie senza poter accedere a informazioni sull’eventuale detenzione di armi dai loro assistiti.

Il tema delle armi suscita sempre atteggiamenti contrastanti e questo non ha probabilmente giovato alla conoscenza scientifica del fenomeno e delle possibilità di prevenzione.

La scelta politica di limitare o meno la detenzione legale di armi è gravata da incertezze sull’efficacia; se è vero che mentre alcune ricerche evidenziano una diminuzione di omicidi e suicidi dopo l’introduzione di leggi restrittive sulle armi, lo stesso effetto non è stato riscontrato in altri contesti.

Oltre a ciò la crescente richiesta di sicurezza, che motiva alcuni cittadini a disporre di armi da fuoco, e il gran numero di persone che pratica legittimamente attività sportive e ricreative che prevedono l’uso di armi, quali la caccia e il tiro sportivo, rendono poco probabili nel nostro paese modifiche della legislazione in senso restrittivo.

Assicurare efficaci metodi di prevenzione che non comportino inutili aggravi al Sistema Sanitario Nazionale ed ai cittadini è quindi una priorità.

 

Per comunicazioni: Dott. Carlo Alfredo Clerici, ricercatore, Sezione di Psicologia -Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Milano, Via Tommaso Pini 1, 20135 Milano, Tel. 02.50315981, mail carlo.clerici@unimi.it

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA :ultima modifica: 2009-07-01T23:21:00+02:00da ggiurata
Reposta per primo quest’articolo