“BANDA DEL BUCO

Blitz della Mobile all´alba: 22 arrestati, 7 ricercati  

Gli insospettabili delle rapine
tre divise nella “banda del buco”

Irene De Arcangelis

Presi due carabinieri (uno dell´ufficio scorte ai magistrati) e un agente

Regola numero uno: chiedere il permesso al clan padrone del quartiere. Avvertire che stava per essere messa a segno una rapina in banca sul suo territorio. Pagare la tangente del “via libera” concesso dal boss. Regola numero due: agire sempre e solo di notte e durante il fine settimana, quando gli istituti di credito sono chiusi. In tal modo – scelta strategica – se tutto fosse andato male, l´accusa sarebbe stata di furto e non rapina. Più lieve, a fronte di un bottino di milioni di euro. Già, perché l´obiettivo della “banda del buco” era aprire un caveau e svuotare centinaia di cassette di sicurezza. Un colpo solo, milionario, per passare il resto dei giorni nei mari del Sud.
Così l´organizzazione criminale ha tentato almeno sette colpi in pochi mesi. Professionisti, esperti in sistemi di allarme e nelle reti fognarie e dei sottoservizi. Ma nella banda c´erano anche due marescialli dei carabinieri e un poliziotto. I “pali”, gli esperti nell´uso delle ricetrasmittenti. E poi due guardie giurate, due donne con il ruolo di fidanzate dei pali, coppiette a spasso nella notte vicino agli istituti di credito. Due esperti di telecomunicazioni. Obiettivo numero uno: il caveau della banca Antonveneta nella galleria Umberto I. Senza accorgersi di essere controllati – notte e giorno – dalla Squadra mobile del vice questore Vittorio Pisani. La notte scorsa il blitz, con 22 arresti su 29 ricercati. Associazione per delinquere e tentato furto. Ma c´è anche la tentata rapina, in seguito a un episodio finito in un corpo a corpo sottoterra tra un malvivente e un poliziotto: il bandito, inseguito, era tornato sui suoi passi perché aveva dimenticato un attrezzo da scasso. C´è anche un dettaglio che ha fatto a lungo riflettere il capo della Mobile Pisani e l´autore delle indagini, vice questore Massimo Sacco. Una volta individuata la banda si sarebbe potuto consentire un colpo per far finire nella rete anche i ricettatori. Ma poi lo scrupolo l´ha avuta vinta, perché nelle cassette di sicurezza i napoletani conservano documenti importanti e preziosi ricordi di famiglia. Patrimoni d´affetto oltre che di portafogli. Sarebbe stato troppo grosso il rischio di far scomparire un bottino del genere senza la possibilità di recuperarlo.
È il 12 ottobre 2007: si tenta il furto ai danni della Credem di via San Carlo. Piomba la Squadra mobile, salvate centocinquanta cassette di sicurezza. 9 dicembre: tentato furto alla Antonveneta, cinquecento cassette. Primo febbraio: si ritenta in galleria, quindi la fuga. 22 febbraio: terzo tentativo alla Antonveneta. Quarto caso il 16 marzo: Banca popolare di Ancona di via Santa Brigida, centocinquanta cassette, la banda messa in fuga dalla Squadra mobile. 12 aprile: Banco di Napoli di piazza Gianbattista Vico, la banda scappa anche qui.
Quindi gli arresti: il maresciallo dei carabinieri Francesco Cangiano, 41 anni, in servizio al Radiomobile; il suo collega Arturo Lametta, 39 anni, alle Scorte Magistrati (entrambi arrestati dai carabinieri del comando provinciale); l´agente di polizia Gianluca Romano, 36 anni, della sezione Ordine pubblico della questura; arrestato anche il fratello Roberto, esperto di informatica che calcolava al computer la via più breve nei cunicoli sulle mappe di Napoli; le guardie giurate Ciro Rea, 44 anni, e Pasquale Ventriglia, di 41. E i quattro capi della banda Ciro Amodio, 46 anni; Onofrio Carbone, di 50; Luigi Petrone, di 36 anni; Salvatore Tommolillo, di 52. Le donne-fidanzatine: Concetta Filace, 43 anni, e Claudia Napolitano, di 21 anni. Gli esperti di telecomunicazioni Pasquale Levano, 40 anni, e Giuseppe De Sio, 44 anni; l´ex dipendente comunale Salvatore Oliva, 52 anni.

(17 aprile 2008)
“BANDA DEL BUCOultima modifica: 2008-04-18T16:55:00+02:00da ggiurata
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